Dedicato a chi ama l’arte ed il cinema d’essai (Ricciotto Canudo)
di Angela Campanella
Se Marc Chagall è riuscito a regalare ai secoli la sua arte pittorica, lo si deve “anche” a Ricciotto Canudo, se il cinema è diventata la settima arte lo si deve “eslusivamente” a Ricciotto Canudo. Eclettico personaggio, giornalista, poeta, scrittore, espressione della genialità e della creatività mediterranea, nasce a Gioia del Colle da famiglia originaria di Mola di Bari. La famiglia si trasferisce presto a Bari; qui Ricciotto inizia gli studi. Scrive i primi poemi e una raccolta di poesie e, a sedici anni, vince i primi concorsi con due novelle ed una lirica.
Frequenta, soprattutto d’estate, la Villa Stampacchia a Santo Spirito. Si iscrive all’Istituto tecnico superiore, ma si trasferisce a Palermo, ove inizia a frequentare la facoltà di ingegneria, ma abbondona gli studi per arruolarsi come allievo ufficiale nel Regio esercito. Si trasferisce ancora, questa volta a Firenze, ove apprende i fondamenti delle lingue orientali e si interessa agli studi dei Vangeli. Infine, si porta a Roma, per studiare la dottrina mistico filosofica della teosofia. Apprende le basi di lingue poco conosciute (ebraico e cinese), studia la storia e la geografia dell’estremo oriente, ama la musica. Si stabilisce definitivamente a Parigi nel maggio 1901.
Il suo primo lavoro è quello di giornalista, come inviato di «Italian Rewe» e corrispondente del «Corriere delle Puglie». Si mantiene svolgendo vari mestieri: operaio, venditore ambulante, pianista, insegnante di lingue. Compone saggi su pittura, scultura, arte, teatro, oltre a tragedie e sonetti. Frequenta gruppi dell’ avanguardia letteraria ed artistica ed intrattiene rapporti con uomini di cultura, come Valentine de Saint -Point e Gabriele D’Annunzio. Stringe amicizia con Guillaume Apollinaire, il quale gli affibbia il nomignolo «Le Barisien» e intrattiene con lui una fitta corrispondenza (quasi cento lettere). E’ Apollinaire che mette in contatto il giovanissimo Chagall, trasferitosi nel 1910 da San Pietroburgo a Parigi, come vincitore di una borsa di studio, con Blaise Cendrars, Ricciotto Canudo e Max Jacob. Essi ammirano in Chagall l’indifferenza verso ogni teoria e la sua capacità d’esprimersi con uno stile nuovo e spontaneo che ricorda quello dei pittori popolari.
Ricciotto Canudo si dichiarerà poeta essenzialmente “musicista” e dirà che l’uomo moderno “persegue la musicalizzazione di tutte le arti“.
Lui era stato, da ragazzo, pianista di talento; dopo la parentesi degli studi frenetici e disordinati, la musica ridiviene per lui oggetto di meditazione. Appoggiato da M. Barrès e A. Mithonard, presidente del Consiglio municipale di Parigi, l’11 agosto del 1914 chiede al ministro della Guerra di partire per la Legione straniera, vantando i trascorsi militari degli antenati, e riceve il battesimo del fuoco sul fronte delle Argonne, nel gennaio 1915. Raggiunto dal richiamo dell’esercito italiano nell’imminenza dell’intervento bellico, Canudo telegrafa la sua richiesta di combattere accanto ai camerati francesi e il ministero della Guerra, con decreto speciale e per l’interessamento di Gabriele D’Annunzio, gli concede di continuare a prestare servizio nel suo reggimento impegnato sul fronte balcanico. Combatte da eroe e viene insignito di una medaglia d’argento al merito. Ritorna a Parigi nel 1922 e fonda la Gazette des sept arts, che svolge subito una rilevante funzione culturale: in essa appaiono, fino alla vigilia della sua morte, gli scritti che formano L’estetica della settima arte ed Esempi. Questi, insieme con Il manifesto delle sette arti, sono i testi esemplari in cui si precisa la teoria estetica della cinematografia sostenuta dal Canudo: il suo maggior pregio consiste nell’avere scoperto le possibilità del nuovo mezzo d’espressione e nell’averne previsto gli sviluppi con grande intuito e sensibilità. Il Canudo fu apprezzato dagli studiosi francesi prima e più che dagli italiani, almeno fino alla paziente opera di indagine di Mario Verdone che curò la prima edizione italiana (Roma 1966) de L’officina delle immagini; occupa nella storia dell’estetica del cinema un posto di pioniere da cui non si può più prescindere.
Egli parte dal presupposto che le due arti fondamentali sono la musica e l’architettura.
La musica ha generato la poesia e la danza, l’architettura ha generato la pittura e la scultura; questo “circolo in movimento” si conclude nella settima arte, la cinematografia, che è fusione delle sei arti precedenti e loro culmine, serie di quadri in movimento, arte plastica che si sviluppa secondo le norme dell’arte ritinica.
Il cinema è nato per essere la rappresentazione totale dell’anima e del corpo, “un racconto visivo fatto con immagini, dipinto a pennellate di luce”, e, se il teatro altro non è che un’espressione “individuale”, il cinema sarà un’espressione “visuale e collettiva”, per cui cesserà di essere la copia del teatro, divenendo, invece, la copia della vita.
Il 7 giugno 1923 Canudo sposa la sua collaboratrice Jeanne Janin; muore improvvisamente, a Parigi, il 10 novembre dello stesso anno.