Un esempio del genio bitontino
Era nell’aria. E il riferimento non è, di certo, alla pioggia scrosciante che ha investito la città di Bitonto nel pomeriggio di domenica 20 novembre (ormai gli squilibri ambientali ci hanno abituato a fenomeni meteorologici estremi!).
Era nell’aria, purtroppo, la lucida consapevolezza della condizione di degrado del letto del Tifris e delle strutture architettoniche contigue, innanzi tutto il ponte di Santa Teresa e il muro di contenimento che abbraccia e protegge l’abitato urbano dalle acque impetuose del torrente.
La denuncia è arrivata dal Centro Ricerche di Storia e Arte a giugno scorso quando è emersa la cogente necessità di intervenire a tutela di un bene collettivo.
Poi la notizia che nessuno vorrebbe ascoltare: nel pomeriggio del 20 novembre 2022 cede una porzione del muro di contenimento.
È tempo di ricostruzione. Una ricostruzione identitaria e architettonica. Il ponte di Santa Teresa, il ponte del Carmine e il terrapieno che costeggia l’abitato sono un tratto identitario irrinunciabile. Raccontano l’insediamento più antico della città e la biodiversità della lama. Raccontano il genio architettonico di Lerario e Castellucci che progettarono il terrapieno e il ponte dopo le alluvioni dell’agosto 1833 e dell’ottobre 1846. Narrano la pietà popolare di un popolo che invoca la pioggia benefica nella vicina chiesa di Santa Teresa, raccontano una sede conventuale che oggi ospita una comunità scolastica, fucina laboratoriale di tante menti brillanti della nostra terra.
Riappropriamoci di questa identità!
Ma questo non basta. Occorre anche essere propositivi e operativi. Urgono perciò un ripristino tempestivo della sezione interessata dal cedimento nel rispetto delle tecniche architettoniche adottate nella struttura ottocentesca, un restauro di tutte le porzioni di parapetto maldestramente sostituite da risarcimenti di cemento, una bonifica sistematica del tratto di lama che lambisce l’abitato.
Tuteliamo, tutti, l’amministrazione comunale in primis, il ‘lungo lama’!